Dieci giornate di Brescia

Autore:
Massimiliano Grimaldi
  • Direttore responsabile

brescia

Con le dieci giornate di Brescia vengono riassunte, in quattro parole, le audaci azioni degli abitanti bresciani che dimostrarono rara fierezza nei confronti dell’impero austriaco facendo meritare alla città l’appellativo di Leonessa d’Italia.

L’aria già satura di rivolta esplode il 23 marzo 1849 quando la folla, radunata in piazza della Loggia, si oppone al pagamento di una tassa imposta dal maresciallo Haynau per via dell’imperitura ostilità all’impero. Nella stessa giornata i bresciani prendono in consegna le armi dei soldati ricoverati negli ospedali e assaltano un carro con tanto di scorta che trasporta viveri e legna; ancora, vengono rimosse le insegne dell’impero dagli edifici pubblici e dal castello cominciano a tuonare i cannoni austriaci come segno intimidatorio. Il bombardamento dura tutta la notte. Nel secondo giorno continuano i bombardamenti austriaci finché il silenzio dei cannoni viene barattato con l’incolumità dei soldati ricoverati negli ospedali e con il silenzio delle campane. Il terzo giorno passa in silenzio: gli insorti organizzano la resistenza mentre gli austriaci, rifugiati nel castello, attendono i rinforzi del generale Nugent. Al far del quarto giorno gli uomini del generale Nugent vengono bloccati fuori dalla città da un gruppo di insorti: questi cercano, dopo gli scontri, di negoziare col generale che tuttavia intima una resa incondizionata; nel frattempo riprendono i bombardamenti in città e le campane ricominciano a suonare. Durante il quinto giorno gli insorti contrastano gli artiglieri con i tiratori scelti, mentre fuori dalla città gli uomini comandati da Tito Speri riescono in una sortita alle truppe austriache presso porta Torrelunga. Nel sesto giorno la tattica austriaca comincia ad avere la meglio sugli insorti, accecati dalla furia: ritirandosi ripetutamente lasciano ai bresciani l’idea di essere in rotta; tuttavia l’unico scopo è proprio quello di farsi inseguire uscendo allo scoperto. La tattica ha successo e solo pochi bresciani riescono a mettersi in salvo. Nel frattempo si sparge la falsa notizia che l’impero era stato sconfitto dall’esercito piemontese. Nel settimo giorno il comitato di difesa ordina che tutti gli uomini rientrino nelle mura al fine di difendere la città fino all’ultimo; i soldati austriaci prendono la collina e danno inizio a saccheggi ed incendi. L’ottavo giorno vede l’arrivo di nuovi rinforzi austriaci, con la città ormai assediata e sotto continuo bombardamento. Nella notte tra l’ottavo ed il nono giorno arriva il maresciallo Haynau, la iena di Brescia; nonostante il tentativo di trattativa da parte dei bresciani, Haynau ha un’unica richiesta: la resa incondizionata. L’orgoglio dei bresciani non lascia scampo: riprende il suono delle campane e per le strade la parola d’ordine è “Guerra!”. Gli imperiali subiscono forti perdite, ma ormai la lotta è confinata nel centro città poiché il resto intorno è nelle mani austriache. Durante il decimo giorno gli austriaci penetrano fino al cuore nella città, lasciando dietro loro una scia di incendi e saccheggi. I bresciani tentano una nuova trattativa, ma Haynau promette vita salva solo ai tranquilli. Ciò tuttavia non avviene: gli austriaci danno libero sfogo ad ogni crudeltà, la città viene saccheggiata e incendiata, le donne stuprate, alcuni uomini fucilati.

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